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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2023
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Se fosse stato necessario questa storia rimarca come l'uomo da sempre consideri la donna una sua proprietà a prescindere da un qualsiasi legame sentimentale. Le donne di conforto sono l'ennesima storia di abusi sessuali perpetrati in guerra. In questo caso ci troviamo in Corea nel 1943 durante il regime Giapponese e la giovane Hana viene rapita e portata in una casa bordello in Manciuria. Il libro è sicuramente un romanzo soprattutto per il finale ma vale la pena leggerlo per conoscere una storia per troppi anni dimenticata.
Figlie del mare, le haenyeo, dallo spirito forte e libero e dal carattere determinato sono donne pescatrici che vivono sull'isola di Jeju in Corea del Sud. Sarà proprio una di loro, Hana a farci scoprire un’altra bruttissima pagina di storia dimenticata e non abbastanza onorata. Attraverso le sue dolorosissime vicende impareremo a conoscere la brutale quotidianità delle “comfort women” ovvero le donne rese schiave sessuali senza il loro consenso, quindi rapite e indotte con la forza a tale pratica dall’esercito dell’impero giapponese per supportare il morale e ridare vigore ai soldati impegnati sul fronte bellico ( seconda guerra mondiale). Donne continuamente picchiate e sistematicamente violentate senza alcuna via d’uscita. Al termine della guerra di questo non se ne parla e solo grazie alla Dichiarazione di Kono nel 1993 si conferma l'effettiva esistenza di abusi indicibili perpetrati sulle donne. Un romanzo, quindi, duro, crudo, emotivamente impattante, ma anche ricco di immagini poetiche e tenere soprattutto quando Hana ricorda la sua famiglia, la sua sorellina Emi e la sua vita da donna di mare. Nel racconto attraverso Emi scopriremo i traumi lasciati dalla colonizzazione della Corea da parte del Giappone, dalla seconda guerra mondiale e dalla guerra fratricida tra il Nord e il Sud della Corea. Due donne che hanno dovuto sopportare abusi e sottomettersi per avere salva la vita i cui cuori non si sono mai arresi alle speranza perché nutriti da sentimenti profondi reciproci. Due sorelle divise dalla violenza degli uomini, ma legate per sempre nel cuore dei ricordi.
A Seul in Corea, di fronte all’ambasciata giapponese, vi è la statua di una ragazza seduta, con una sedia vuota a fianco, lo sguardo rivolto a un orizzonte lontano… È amata a tal punto che durante la stagione fredda le persone la proteggono con sciarpe e coperte, come fosse una loro figlia. È la Statua della Pace, e vi si svolgono le manifestazioni del mercoledì fin dal 1991, data in cui una delle ragazze rese schiave sessuali per l’esercito giapponese, dopo quasi 50 anni dalla fine della 2’ guerra mondiale ha avuto il coraggio di raccontare la sua storia di “comfort woman” e ha avviato un’azione legale contro il governo giapponese. L’autrice, nata in America da mamma coreana, è vissuta a contatto con una comunità di donne emigrate dalla Sud Corea e nel 2002 ha visitato il villaggio dove è nata sua madre…. In questo libro narra la storia di due sorelle che vivono nell’isola di Jeju e sono destinate a fare le pescatrici, le haenyeo. Ma Hana viene rapita dai soldati giapponesi (circa 200.000 pare abbiano subito questa sorte durante la colonizzazione giapponese) e avviata alla soddisfazione dei soldati. Non mi dilungo sulla storia e sulle vicende che la protagonista dovrà affrontare, come tante altre sue compagne. Invito alla lettura del libro perché è doveroso, secondo me, conoscere queste storie, atrocità collaterali alle guerre, per meglio comprendere questi eventi e dare loro l’importanza che meritano. Nella nota finale, l’autrice dichiara che delle decine di migliaia di ragazze rese schiave dall’esercito giapponese, soltanto 44 sono ancora vive (il libro è del 2018). Di quasi tutte quelle non sopravvissute le famiglie non hanno mai saputo nulla. Libro duro, ma utile. Un altro tassello che si aggiunge ai tanti sulla condizione femminile nella storia recente e alle atrocità di cui è purtroppo capace l’essere umano.
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