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Debre Libanos 1937. Il più grave crimine di guerra dell'Italia
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Debre Libanos 1937. Il più grave crimine di guerra dell'Italia - Paolo Borruso - copertina
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Debre Libanos 1937. Il più grave crimine di guerra dell'Italia

Descrizione

Durante la guerra di Etiopia nel 1937 gli italiani si macchiarono di uno dei crimini più efferati del Novecento. Questo libro ricostruisce i contorni di una vicenda a lungo dimenticata e mostra il vero volto del colonialismo italiano.

«La strage compiuta nel ’37 dagli uomini del generale Graziani è un’eredità con la quale risulta difficile fare i conti. In questo libro Paolo Borruso ripercorre non solo la vicenda della strage, ma anche il suo progressivo oblio dovuto alla resistenza degli ambienti e delle istituzioni italiane del secondo dopoguerra, alla volontà radicata di non ridiscutere il mito degli italiani ‘brava gente’ e di dare un’immagine edulcorata del fascismo.» - Andrea Riccardi, Avvenire

«Debre Libanos 1937 getta una luce sinistra sul colonialismo italiano.» - Antonio Carioti, Corriere della Sera


Tra il 20 e il 29 maggio 1937 ebbe luogo, in Etiopia, il più grave eccidio di cristiani mai avvenuto nel continente africano: nel villaggio monastico di Debre Libanos, il più celebre e popolare santuario del cristianesimo etiopico, furono uccisi circa 2000 tra monaci e pellegrini, ritenuti 'conniventi' con l'attentato subito, il 19 febbraio, dal viceré Rodolfo Graziani. Fu un massacro pianificato e attuato con un'accurata strategia per causare il massimo numero di vittime, oltrepassando di gran lunga le logiche di un'operazione strettamente militare. Esso rappresentò l'apice di un'azione repressiva ad ampio raggio, tesa a stroncare la resistenza etiopica e a colpire, in particolare, il cuore della tradizione cristiana per il suo storico legame con il potere imperiale del negus. All'eccidio, attuato in luoghi isolati e lontani dalla vista, seguirono i danni collaterali, come il trafugamento di beni sacri, mai ritrovati, e le deportazioni di centinaia di 'sopravvissuti' in campi di concentramento o in località italiane, mentre la Chiesa etiopica subiva il totale asservimento al regime coloniale. L'accanimento con cui fu condotta l'esecuzione trovò terreno in una propaganda (sia politica che 'religiosa') che andò oltre l'esaltazione della conquista, fino al disprezzo che cominciò a circolare negli ambienti coloniali fascisti ed ecclesiastici nei confronti dei cristiani e del clero etiopici, con pesanti giudizi sulla loro fama di 'eretici', scismatici. Venne a mancare, insomma, un argine ad azioni che andarono oltre l'obiettivo della sottomissione, legittimate da una politica sempre più orientata in senso razzista. I responsabili di quel tragico evento non furono mai processati e non ne è rimasta traccia nella memoria storica italiana. A distanza di ottant'anni, la vicenda riappare con contorni precisi e inequivocabili che esigono di essere conosciuti in tutte le loro implicazioni storiche. Prefazione di Andrea Riccardi.
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Dettagli

2024
Tascabile
17 maggio 2024
272 p., Brossura
9788858154779
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