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La sacra causa di Darwin. Lotta alla schiavitù e difesa dell'evoluzione - Adrian Desmond,James Moore - copertina
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La sacra causa di Darwin. Lotta alla schiavitù e difesa dell'evoluzione
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Descrizione


C'è sempre stato un mistero intorno a Darwin. Come mai questo evoluzionista riluttante, tranquillo gentiluomo di campagna, ha generato una delle idee più rivoluzionarie nella storia del pensiero? La sua concezione era davvero una "idea pericolosa". Doveva esserci qualcosa di potente, una fiamma morale, come scrivono Desmond e Moore, a stimolarlo. Era l'odio appassionato contro la schiavitù. Al contrario degli apologeti dello schiavismo, per i quali bianchi e neri erano specie separate fin dall'origine, Darwin pensava che le razze umane appartenessero tutte alla stessa famiglia. La schiavitù era un "peccato": abolirla divenne la sua "sacra causa". Ma fu estendendo l'idea abolizionista di fratellanza a tutte le forme di vita che Darwin elaborò la sua visione dell'evoluzione. Attingendo a una vastissima gamma di manoscritti inediti, lettere familiari, diari e perfino giornali di bordo, Desmond e Moore delineano il ritratto di un Darwin profondamente umanitario, ben lontano dallo stereotipo di uno studioso indifferente alla sorte dei propri simili: solo riconoscendo la sua passione abolizionista possiamo comprendere la formazione di un'idea che ha cambiato la nostra concezione del posto dell'uomo nella natura.
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Dettagli

2012
7 novembre 2012
700 p., ill. , Brossura
Darwinʼs sacred cause
9788860304971

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 5/5

“Am I not a man and a brother?” Questo, il leit motiv e il filo conduttore delle complesse vicende che si intrecciano nella storia degli eventi, delle riflessioni e dei dibattiti ideologici in cui ha preso forma la monumentale teoria dell’evoluzione. Un frammento di storia, di cui la stessa storia del pensiero scientifico non parla; una battaglia nobilitante e solo tardivamente compresa; l’odio inveterato verso l’incorreggibile male della schiavitù; le caustiche denunce verso iniquità senza uguali, inflitte a quell’uomo, nero, che Darwin assurgerà a co-discendente della stessa genealogia dell’uomo bianco, in barba a ogni assunto di inferiorità intellettiva, morale, civile e sentimentale, arrogantemente attribuita al primo. Il saggio dipinge un Darwin che combatte contro le rigorose e ortodosse tassonomie razziali tracciate dai più accaniti frenologi del suo tempo, che individuavano tra le bozze craniche caucasiche e quelle africane divergenze tali da rendere vano qualsiasi tentativo di unificare bianchi e neri in un’unica razza assegnandole alla medesima trafila genealogica. Non importava quanto la “società” avrebbe fatto per addomesticare il nero; costui non era “biologicamente” predisposto a rendersi adatto. Darwin si cala in questo scenario come osservatore attento dell’umanità, vicina e lontana. A volte si pone come disturbatore delle coscienze più antiquate, risultando particolarmente scomodo a chi, come Louis Agassiz, godeva di una fama indiscussa dagli uomini del suo tempo. Ma per molti altri era scuotitore di animi, di intelletti e talenti emergenti, volti a guardare oltre le barriere della razza, della poligenesi, della necessità di non concepire la propria discendenza come un tutt’uno con quella del nero. On the Origin of the Species ha un’incubazione di circa 40 anni, durante i quali Darwin, sempre più tormentato dai malesseri fisici, non si stanca mai di cercare interlocuzioni proficue con persone che avrebbero potuto rifocillarlo di dati, evidenze – molte delle quali ottenute da uccelli imbalsamati che si faceva spedire appositamente da esperti allevatori -, nonché di accattivanti idee e piste di indagine. L’Origine non è solo la risposta a un rovello che tormentava Darwin sin dal suo viaggio sul Beagle – “Da dove origina la diversità?” – ma è anche la prova dell’infondatezza del concetto di razza applicata all’umanità, o meglio alle sue più “colorite” manifestazioni. Il reportage di Desmond e Moore è – come anche argomentato nell’introduzione – una ricostruzione resa possibile dalla meticolosa consultazione di marginalia, appunti di Darwin e dei suoi stimati e non stimati interlocutori, di resoconti di epigoni e dei curatori delle sue successive opere. Un racconto – più che un saggio – affascinante e ricco di dettagli storici, politici, culturali e personali, che ridefiniscono – se non completano – il profilo di un uomo che ha rivoluzionato la storia del pensiero scientifico e delle sue implementazioni in diversi campi del sapere; ha gettato luce sull’ineffabile mistero dell’umanità e della vita, senza rinnegare la mistica mano del Creatore, che colloca non come ragione del “tutto”, ma come la più alta aspirazione cui l’uomo tende per dare un senso a ciò che è diventato, e a ciò che potrebbe essere.

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