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Recensioni Al contrario

Al contrario di Giuseppina Torregrossa
Recensioni: 3/5

Dalla fine degli anni Venti alla caduta di Mussolini, Giuseppina Torregrossa dà vita con il suo stile inconfondibile, sapido, sensuale e arguto, alla saga di tutto un paese attraverso le sue ferite, i segreti, le amicizie, i conflitti e gli amori.

«Romanzo delle disillusioni e del corpo a corpo con la vita, Al contrario paga il prezzo degli eccessi dei suoi protagonisti ma ha scorrevolezza, respiro lungo e piglio realista, forte di una carnalità da dipinto di Guttuso, come una sorta di “Vucciria” dotata di parola: un affresco a tinte forti, in bilico fra tragedia, commedia e opera dei pupi, nipote legittimo dei feuilleton di Luigi Natoli. La lingua è spiccia, quotidiana, generosamente farcita di un dialetto che sostiene le impennate di questi paladini senza spade: il marchio di una radicatissima sicilitudine.» - Mario Di Caro, Robinson

Era il mese di agosto del 1927 quando il dottor Giustino Salonia arrivò alla stazione di Malavacata, e subito capì di essere stato fregato.

In una Sicilia sperduta, lontana dal mare ma ugualmente florida di grano, ulivi e vigne, arriva nel 1927 il dottore Giustino Salonia, medico condotto. Ha un animo irrequieto, contraddittorio, che lo spinge ad agire d'impulso e fare esattamente l'opposto di ciò che sarebbe ragionevole o anche solo conveniente. Proprio come lasciare Palermo per accettare l'incarico a Malavacata, «un ammasso di casupole, sporcizia e miseria», dove la gente muore costantemente di polmoniti e malaria – la bonifica fascista lì non suona la sua grancassa. Mentre Gilda, la moglie, è rimasta a Palermo con la figlia neonata e si gode un insperato intervallo di libertà e indipendenza, presto lo studio medico diventa il cuore attorno a cui si muove l'intera comunità: una ragazza che rischia di morire per un aborto illegale, della quale Giustino finisce per innamorarsi; il saggio Mimì, che si oppone con fierezza alle nuove coltivazioni promosse dall'Istituto del grano; il federale, ricco proprietario terriero che si approfitta dei finanziamenti pubblici; Ignazio, il sensale velenoso; Primarosa, una ragazzina generosa... Allo scoppio della seconda guerra mondiale, il tempo governato dagli uomini – costretti a partire per il fronte – cede il passo al tempo delle donne che, prive di mariti e padri prepotenti, vivono nonostante il conflitto un periodo di fioritura. Le mani si graffiano e le schiene dolgono, ma i campi danno i loro frutti e le bestie vengono munte, portate al pascolo, castrate. E soprattutto senza i maschi il controllo sociale si attenua, e al pettegolezzo si sostituisce la confidenza, si stringono nuove alleanze.

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